Miao a tutti! Sono Mucincina, un gatto dall’istinto raffinato e dallo sguardo penetrante, proprio come quello di Wanda Wulz nella sua celebre fotografia Io + Gatto.
Partiamo da un’immagine. Alla mostra al Magazzino delle Idee di Trieste abbiamo osservato da vicino Io + Gatto, la celebre fotografia di Wanda Wulz. Un’opera che fonde il volto umano con quello di un gatto, giocando con le sovrapposizioni per creare un’identità nuova, ibrida, visionaria.
Scattata nel 1932, questa fotografia ci ha dato modo di riflettere: se allora la fusione tra umano e animale era realizzata con la doppia esposizione fotografica, oggi potremmo ottenere un risultato simile – e persino animarlo – con strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT, Midjourney o Runway.
Ma cosa significa questo per la creatività? Se l’idea di dare voce al gatto Mucincina, il vero gatto della famiglia Wulz, è nostra, ma la sua realizzazione passa attraverso l’AI, chi è davvero l’autore?
Per esplorare questa domanda, abbiamo deciso di fare un esperimento: usare le nuove tecnologie per dare vita a Mucincina e farla condurre un’intervista impossibile. Un gioco, certo, ma anche un modo per interrogarci sul rapporto tra creatività umana e artificiale. È un’evoluzione naturale del mondo dell’arte? L’intelligenza artificiale è solo uno strumento o può essere considerata parte integrante del processo creativo?
Nel realizzare il progetto, Julian Kellner ha utilizzato diversi strumenti di intelligenza artificiale per portare a termine l’esperimento. “I programmi che ho usato per fare questo video sono: Midjourney per creare l’immagine del gatto, Runway sia per muovere il gatto nella foto sia per farlo parlare, ElevenLabs per generare la voce del gatto e infine Premiere per montare il video con l’audio e la colonna sonora. Mi sono molto divertito a fare questo lavoro perché ho potuto imparare meglio come usare tutti gli strumenti dell’IA e ho capito quanto siano utili per creare video e generare immagini.” Questa riflessione e sperimentazione pongono interrogativi importanti sul futuro della creatività: se le AI sono capaci di generare e trasformare in modo autonomo, dove si trova il confine tra opera umana e artificiale?
Forse il vero nodo sta nel modo in cui scegliamo di usare questi strumenti. Come Wanda Wulz sovrapponeva immagini per esplorare nuove identità, oggi l’intelligenza artificiale apre possibilità inedite. Ma, in fondo, il cuore della creatività resta sempre umano: sta nell’idea, nella visione e nella capacità di trasformare la tecnologia in espressione artistica.
Noi gatti siamo curiosi di natura e dunque vorrei fare alla mia padrona qualche domanda, perché la sua arte vive ancora, si trasforma e ci interroga. Immaginate di essere con me nello studio Wulz nel centralissimo palazzo Hierschel a Trieste, tra lastre di vetro e istanti immortalati per sempre. Lei è qui, pronta a rispondere, con lo stesso sguardo curioso con cui ha fuso il suo volto con il mio.
INTERVISTA IMPOSSIBILE
A cura del gatto Mucincina
Miao, Wanda! Nel 1932 eri l’unica fotografa a Trieste. Com’era per una creatura come te lavorare in un ambiente dominato dagli umani maschi?
Non ho mai pensato alla fotografia in termini di uomini e donne, Mucincina. Proprio come voi gatti vedete il mondo con altri occhi, io lo guardavo attraverso l’obiettivo. La mia ossessione era la luce, il movimento e il racconto. Fotografavo perché era il mio linguaggio naturale, grazie alla eredità professionale che ho ricevuto. Se il mio lavoro è stato riconosciuto, è perché parlava da sé, non perché ero una donna tra uomini. Preferisco che si parli delle mie immagini, non della mia condizione.
Capisco, capisco… anche noi felini non amiamo le etichette! Ma dimmi, cosa vuoi comunicare con le tue immagini?
Ogni scatto sembra frutto di istinto ma proprio come ogni salto è in realtà un connubio tra istinto e pratica. L’identità non è fissa, ma in continua evoluzione. La fotografia ferma il movimento, ma al tempo stesso lo amplifica, lo sottolinea. Mi piace spingere lo spettatore a vedere il mondo come un flusso dinamico, un universo in costante mutamento, proprio come il vostro sguardo attento che coglie ogni sfumatura della realtà.
Interessante… ma dimmi, quali aspetti della società hai voluto rappresentare con le tue sperimentazioni fotografiche?
Ho cercato di catturare il dinamismo della vita moderna, la fusione tra uomo e macchina, la simultaneità delle esperienze. Ho esplorato il fotodinamismo perché mi affascinava l’idea di fermare l’energia in un’immagine. “Io + Gatto” richiama l’istinto animale e la sensualità femminile, un gioco di sovrapposizioni per esplorare nuove forme di espressione visiva.
Finalmente parliamo di me..E dimmi, Wanda, come ti ha ispirata la nostra sublime natura felina?
Voi gatti siete creature misteriose e affascinanti, Mucincina. Eleganza, indipendenza, un senso del tempo tutto vostro. Nel 1932, ispirata dalle sperimentazioni del fotodinamismo e dalla mia passione per il movimento futurista, ho deciso di creare un’immagine che rappresentasse la fusione tra l’essere umano e l’animale. Il gatto, con la sua grazia e il suo sguardo enigmatico, mi sembrava il soggetto ideale per esplorare questa interconnessione. Attraverso la tecnica della doppia esposizione, ho sovrapposto il mio volto a quello del gatto, creando un’immagine ibrida che sfida le convenzioni e invita l’osservatore a riflettere sulla fluidità dell’identità.
Un’ottima scelta, direi. Noi felini abbiamo molto da insegnare agli umani!
Io so bene cosa significa osservare il mondo dall’alto, accoccolato su un davanzale, con la coda che dondola nell’aria. Dalla vostra finestra del palazzo Hierschel a Trieste nel centrale corso avete visto la città cambiare sotto i vostri occhi. Vi sentivate testimoni della storia?
Ogni giorno portava con sé il peso di qualcosa che sarebbe rimasto impresso, proprio come le vostre impronte leggere sui cuscini. Guardavamo Trieste trasformarsi: le strade, le persone, le ombre che si allungavano sul Corso. Ma non avevamo la consapevolezza di star “fissando la storia”. Eravamo spettatori, testimoni silenziosi. Solo con il tempo abbiamo capito che non eravamo solo noi a catturare il tempo con la fotografia… era la storia stessa che fissava noi.
Miao, Wanda, le tue parole mi piacciono quasi quanto una carezza dietro le orecchie. Grazie per questa chiacchierata fuori dal tempo!
Bibliografia:
Alinari, Playlist Alinari, link.
Anton Giulio Bragaglia, Wikipedia, link.
Carlo Wulz organizzata dal Circolo fotografico, nella sede di piazza Santa Caterina 4, dal 20 al 27 novembre 1928.
E i funerali dell’Europa andarono in scena quel 2 luglio a Trieste, Il Piccolo, link.
Fondazione CRTrieste, Anita Pittoni, PDF.
Giusa Antonio, Muzzarelli Federica, Fotografia Wulz: Trieste, la famiglia, l’atelier, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2024, p. 145.
Il Giornale dell’Arte, Un secolo a Trieste sotto l’obiettivo dei Wulz, link.
Met Museum, Wanda Wulz, link.
Panorama, La famiglia Wulz a Trieste: mostra di fotografie, link.
Regione Storia FVG, Fascismo di confine, link.
Trieste Beni Culturali, Architettura: il corso di carrozze, link.
Trieste Beni Culturali, Fotografia a Trieste, link.
Wikipedia (EN), Wanda Wulz, link.
Wanda Wulz e il Futurismo, Elle, link.